martedì 31 dicembre 2013

La libertà è così bella!!!!!!!!!!!

L’allarme arriva direttamente dalla Società di Pediatria: chi sta su internet più di 3 ore al giorno mangia peggio, fuma e beve di più, legge meno, va peggio a scuola e fa meno sport.
L’eccesso di Internet influisce negativamente sugli adolescenti, peggiorando anche su comportamenti ed abitudini non direttamente collegate all’uso della Rete.
Lo dice l’Osservatorio della Società Italiana di Pediatria nello studio su Abitudini e stili di vita degli adolescenti italiani, che indaga annualmente, dal 1997, un campione nazionale di adolescenti che frequentano la terza media (12-14 anni). Gli adolescenti che navigano su Internet per più di 3 ore al giorno (21,3% del totale – dato 2012) mangiano peggio, sono più inclini al rischio, fumano e bevono di più, leggono di meno, hanno un rendimento scolastico inferiore, hanno comportamenti sessuali più “adultizzati”, praticano meno sport e lo fanno con un atteggiamento molto più orientato alla vittoria che alla pratica ludica. Vorrei attirare la vostra attenzione sulla tabella che segue, pubblicata dal giornale la  Stampa, che traduce dei problemi in dati realistici, dedicate almeno 20 sec che possono aiutare, non perdete il vostro tempo , forse verrà arricchito. 


Il rapporto Sip è stato diffuso a Bologna in occasione del 69mo Congresso Nazionale della Società Italiana di Pediatria. Cresce la fruizione di Internet (che ormai più essere considerata universale in quella fascia d’età); cresce la fruizione quotidiana (riguardava il 42% nel 2008 oggi riguarda oltre il 70%); cresce la percentuale di ragazzi e ragazze che passa in rete più di 3 ore al giorno (8,6% nel 2008; 21,3% nel 2012). Per non parlare di Facebook, inesistente tra gli adolescenti nel 2008, sul quale oggi ha un proprio profilo circa l’80%.
Ma c’è un altro dato che preoccupa: «La fruizione sempre più massiccia di Internet e, quindi, la sempre maggiore conoscenza dello strumento – commenta Maurizio Tucci, curatore delle indagini SIP e Presidente della Associazione Laboratorio Adolescenza – invece di indurre i giovani utenti ad atteggiamenti più consapevoli e quindi più prudenti, li spinge ad assumere comportamenti sempre più liberi e trasgressivi . In ciò si evidenzia quanto sia carente una adeguata formazione ed informazione, da parte degli adulti di riferimento, su un corretto utilizzo del mezzo».  

(*) per “sconosciuto” si intende un interlocutore col quale si è entrati in contatto solo attraverso Internet 



«Questi dati ci mostrano una parte di adolescenti che vuole crescere in fretta e che desidera legittimamente travalicare i limiti, come accade fisiologicamente in questa fase della vita, ma in realtà senza un’autentica maturazione interiore, perché crescere vuol dire vivere emozioni crescenti che, al contrario, nel mondo del web sono in qualche modo schermate», spiega Federico Tonioni, Responsabile del Centro per le Dipendenze da Internet del Policlinico Gemelli di Roma. “Non si tratta comunque di situazioni patologiche. Il problema nasce quando la vita in Rete non è più in funzione della vita reale ma diventa una realtà esclusiva e non il frutto di una scelta”.
 L’alto livello di interattività che caratterizza anche la televisione rende il tempo di fruizione quasi interminabile e quando un bambino “non si vede e non si sente”, viene a mancare prima di tutto nella mente dei genitori, che in quel momento non lo pensano. Se condizioni del genere diventano la norma, si complica quel rispecchiamento emotivo fondamentale per crescere armonicamente e che rappresenta la base della nostra identità e della capacità di sostenere le relazioni con gli altri. I bambini non hanno bisogno di essere guardati, ma piuttosto di essere ’visti’ e quindi considerati. La prevenzione inizia fin dall’ origine e spetta agli adulti coltivare la relazione emotiva che ogni bambino chiede.
Lo specialista sostiene anche che sarebbe importante incoraggiare i genitori a porre limiti a certi comportamenti , perché di fatto questo significa essere presenti e aiuta i figli a riconoscere i propri confini. Soprattutto in adolescenza il conflitto rappresenta una delle forme più autentiche di comunicazione tra genitori e figli, mentre l’alternativa potenzialmente più dannosa è la compiacenza.

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