I giovani di oggi sono abituati a usare strumenti tecnologici fin da bambini: siamo entrati nella generazione dei “nativi digitali”.
Come gli altri strumenti di comunicazione anche il cellulare rappresenta un mezzo tecnologico di crescente utilizzo ma, come dimostrano recenti e numerosi studi, è anche un oggetto verso il quale si può sviluppare una vera e propria forma di dipendenza.
Parallelamente alla crescita nell'uso si assiste infatti all’incremento di casi di quella che, in alcuni paesi, è già diventata una “malattia sociale” e che è stata definita “telefonino-dipendenza”, “cellularomania” o “cellulare-addiction”.
La dipendenza dal cellulare può distorcere alcuni elementi fondamentali nella vita di ogni persona. Cerchiamo quindi di informarci e conoscere le conseguenze di un cattivo utilizzo del cellulare; osserviamo alcuni principali rischi:
- Il cellulare può diventare uno strumento per gestire abitualmente le relazioni. In tal modo è possibile che la “comunicazione telefonica” diventi un sostituto della “comunicazione reale , che lo strumento tecnico finisca per sostituirsi alla realtà.
- Il contatto-distacco può finire per far idealizzare il referente delle comunicazioni telefoniche o via sms, sulla base di meccanismi di proiezione di desideri che possono innescarsi facilmente su comunicazioni fatte di brevi conversazioni o di pochi caratteri.
- Il cellulare può sviluppare relazioni esclusivamente legate alla sfera mentale-emotiva, che alimentano una frammentazione e un disconoscimento del corpo come irrinunciabile mezzo di contatto nelle relazioni interpersonali.
- Il cellulare può accelerare eccessivamente alcuni processi di distacco emotivo che prima avevano tempi più “umani” rispetto a quelli tecnologici offerti dal telefono mobile, nel corso dei quali gli irrinunciabili scambi faccia-a-faccia potevano portare a riflessioni importanti, oggi talvolta impossibili.
- Il cellulare può generare una mancanza della possibilità di sperimentare la dimensione del lutto e la sua possibile elaborazione, una esperienza centrale per la differenziazione tra “mondo interno” e “mondo esterno” che, soprattutto fra i giovani, può rendere confusi e persino “fusi”, con possibili conseguenze negative sulla capacità di mentalizzazione e di interiorizzare l’altro attraverso la rappresentazione fantastica della realtà.
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